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Andrea vive a Catania, ma a Bronte ha conosciuto una passione, che porta avanti da una decina di anni nonostante la sua giovane età.
Ha iniziato per punizione. Lo ricorda ancora ridendo,quando la madre lo mandava a lavorare in campagna per mettere la testa a posto.
Da lì un lento ma inesorabile innamoramento lo ha spinto a dedicare e indirizzare la sua vita alla gestione dell'azienda di famiglia, di cui ora è amministratore.Produce, lavora, trasforma e vende il pistacchio e i suoi prodotti finali.
Rispetto alle produzioni annuali dei tradizionali Paesi di produzione (Iran, Grecia etc), a Bronte il pistacchio si raccoglie una volta ogni due anni per dare alla pianta la possibilità di riposarsi e dare un prodotto eccezionale l'anno seguente.
La raccolta è manuale e la ragione è semplice, legata alla conformazione lavica del terreno posto su pendii scoscesi, sui quali quasi magicamente attecchisce questa pianta spontanea.
L'hanno portato gli Arabi e ad oggi è l'unica coltura possibile, da secoli, in un paesaggio che a vederlo non è per nulla adatto all'agricoltura. Ma qui, alle pendici dell'Etna, il pistacchio ha trovato la sua casa naturale grazie alle proprietà intrinseche che gli conferiscono un sapore naturale unico al mondo.
Questa è la vera differenza rispetto ai pistacchi provenienti dal resto del pianeta, che non hanno sapore se non vengono tostati o salati.
Andrea ci spiega che i costi di produzione di questo prodotto sono molto alti, perchè i pistacchi devono essere raccolti uno ad uno a mano, arrampicati su rocce di lava e tutto in pochissimo tempo (entro un mese).
Ciò comporta l'utilizzo di decine di persone che discendono da una tradizione, perchè lavorare,saper mantenere e far crescere una coltura di questo genere richiede un'esperienza che va indietro nel tempo .
Andrea sorride quando entra nei supermercati e legge "pistacchio di Bronte" quando sa benissimo che a causa di questi elevati costi il pistacchio del suo territorio non può essere commerciale ma solo riservato ad un mercato di nicchia.
Un'altra voce di costo rilevante è l'essiccazione col pistacchio steso a terra per almeno 3 giorni,mescolato continuamente e in maniera uniforme da personale specializzato. E poi ci sono i controlli del livello di umidità all'interno del frutto che non deve essere superiore al 6 %, oltre il quale iniziano a proliferare funghi, lieviti e muffe.
Bastano già queste fasi di lavorazione a giustificare il prezzo inevitabilmente alto di un prodotto, che rappresenta l'1% della produzione mondiale.
Ad Andrea è capitato di avere momenti di sconforto quando non ha avuto più nè il sabato, nè la domenica e nè il tempo da dedicare a se stesso."Chi mi ci ha portato?" si è spesso ripetuto nel passato.
Produrre eccellenza, però, è per lui impagabile. Sentirsi dire dalle persone che riconoscono il suo pistacchio come il migliore che abbiano mai assaggiato significa per Andrea vivere "una realtà insuperabile".
Si entusiasma a farci vedere un innovativo forno essiccatore, alla cui fabbricazione ha dato il suo contributo. Inoltre, prima di lui si usava un metodo di potatura a suo avviso sbagliato. Quello da lui proposto ha funzionato e ora si fa come dice lui.
Noi la chiamiamo innovazione, per Andrea è riprendere una lavorazione e una manualità che secoli fa c'erano. Lui vede ora nel ramo giovane dei suoi alberi "il cugino che lo accompagnerà per tutta la sua vita".
Questo giovane ha dimostrato a tutti, soprattutto allo zio che era il titolare dell'azienda, che l'innovazione vera è stata riprendere quello che si era perso.
Alla fine della nostra conversazione non abbiamo chiaro solo se il vero patrimonio sia Andrea o i suoi pistacchi.
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