LE PIANTE DI PISTACCHIO


La coltura del pistacchio di Bronte si distingue da tutte le altre colture del mondo (Medio Oriente, Grecia, California) proprio per la peculiarità del terreno in cui nasce..

Proprio nel territorio di Bronte, infatti, i pistacchieti insistono su un terreno  di origine prevalentemente vulcanica frammisto ad altri tipi rocciosi, anche se di “scarso valore agronomico”. Eppure è qui che la pianta del terebinto (Pistacia Terebinthus) nasce spontaneamente e si adatta dimostrando grande rusticità e resistenza alla siccità, venendo utilizzata come portainnesto del Pistacia Vera (il pistacchio). In poco più di un secolo, grazie a questo portainnesto spontaneo, e anche per merito della straordinaria laboriosità degli agricoltori brontesi, molti terreni composti da secolari colate laviche sono stati trasformati in fertili aree coltivate a pistacchio.

In riferimento alla modalità di impianto, i pistacchieti originati in tali aree e costituiti proprio tramite innesto  nel terebinto sono detti “naturali”. Pochi sono i pistacchieti i cosiddetti “artificiali”, ottenuti mediante impianto da semenzali della specie Pistacia Vera, mentre in sensibile aumento sono gli impianti detti “misti”, realizzati con la messa a dimora  della pianta di pistacchio proveniente dall’attività vivaistica.

L'altezza della pianta varia da pochi metri con portamento a cespuglio, a 5-6 metri con portamento ad albero. La pianta innestata (pistacia vera) ha una produzione biennale, infatti negli anni di scarica (anni pari) le gemme vengono tolte a mano. Il maschio della pianta vive allo stato spontaneo ed uno solo riesce a coprire un'area molto estesa, in dialetto locale viene chiamato "sconnabeccu" o "sarvaggiu"(selvaggio). 

 

 



SCOPRI ANCHE: